Opere/Installazioni
Salendo le scale di Palazzo Santa Margherita si è accolti da un lieve tintinnio di campanelli che introduce l’opera di Elena Ascari.
Climbing the stairs of Palazzo Santa Margherita you are greeted by a slight tinkling of bells that introduces the work of Elena Ascari.
Non appena si scorge il piano dell’ammezzato lo sguardo viene catturato da alcuni palloni sospesi in aria, che sembrano ondeggiare a ritmo della melodia che avvolge tutto. I palloncini sono molto più grandi rispetto a quelli venduti dagli ambulanti lungo la strada, sembrano quasi la realizzazione di un sogno, quello che da bambini, ci vedeva volare in cielo trasportati da quelle magiche sfere colorate. I palloni hanno all’interno piccoli frammenti luccicanti che, se mossi, producono un rumore che richiama le onde del mare o il vento che soffia tra i rami degli alberi, essi ci appaiono così belli che verrebbe da toccarli, da giocarci un po. Allora lo sguardo si abbassa, percorre la cordella che non fa scappare via il pallone, quella che la mamma ci allacciava al polso e noi si girava con il braccio teso teso, come se il pallone ci spingesse a camminare e facilitasse il nostro faticoso vagabondaggio.
In fondo a ciascuna cordella ecco l’ancora che sostituisce il nostro piccolo braccio, che fissa a terra, vicino ai nostri piedi, il pallone sospeso in aria. L’ancora è sferica, specchiante e grande abbastanza da poterci riflettere tutti, quasi per intero. Ci si può girare attorno e voltandosi ci si può specchiare in un’altra, cambiando la visuale. Ci vediamo con grandi piedi e con la testa piccola piccola e tanto lontana, ma se ci inginocchiamo questa diventa così grande che fa scomparire tutto il resto che ci circonda. Nella sfera ci siamo noi, forse più divertenti di quelli reali, c’è un ambiente, simile a quello che sta alle nostre spalle e ci sono i palloni che, nella distorsione, sono così vicini che se allunghiamo un braccio (e il braccio si allunga a dismisura) riusciamo a toccarli, a sfiorare la superficie liscia e scintillante.
Fingiamo, come se fossimo Alice, che lo specchio “sia morbido come un velo, e che si possa attraversare.” Facciamo finta che quella superficie diventi “come una specie di nebbia” che fa in modo che il passaggio diventi “la cosa più facile del mondo”. Diventiamo curiosi, domandiamoci se, al di la dello specchio, andando oltre a quello che vediamo, che conosciamo, ci si possa avvicinare ai nostri sogni.
Antione de Saint Exupery scrisse nel suo libro più famoso “Tutti i grandi sono stati bambini una volta. (Ma pochi di essi se ne ricordano)”. Ed è su questa affermazione che bisogna partire nell’osservare l’opera che Elena Ascari ha pensato per gli spazi di Palazzo Santa Margherita. Ai bambini essa è dedicata, all’innocenza, alla fantasia e alla speranza di chi è fanciullo, di chi lo è stato e di chi si sente ancora, nonostante l’età anagrafica e il tempo che ci allontana inesorabilmente dalla nostra infanzia.
L’opera è stata ispirata da una pagina della storia del palazzo che dal 1874 ha ospitato, nella zona che ad oggi è occupata dalla Galleria Civica di Modena, il Patronato dei Figli del Popolo, istituzione presente tuttora che ha sostenuto e ospitato gli orfani di Modena fino a circa 30 anni fa.
Punto di partenza sono quindi i bambini di allora, privati dei riferimenti e delle sicurezze naturali, ma capaci di volare al di sopra della realtà, trasformandola a seconda della fantasia e dei propri desideri.
L'artista ha cercato un mezzo per rappresentare gli infiniti sogni di coloro che hanno trascorso parte dell'infanzia all'interno del Palazzo, e attraverso l'utilizzo di alcuni specchi ha trovato il modo di far condividere quelle emozioni ai visitatori che oggi osservano l'opera. Lo specchio, mezzo affascinante per comunicare con se stessi, sarà "attraversato" dal visitatore che si ritroverà nello stesso piano dei palloncini, in un nuovo ambiente dove si è capovolti e costretti a guardarsi dentro.
Con questo lavoro l'artista rappresenta il sogno, il desiderio di riscatto, la tenacia nel perseguire le proprie ambizioni, e allude, in un certo senso, al cammino che porta al raggiungimento della felicità. Mentre il pubblico si rifletterà nelle sfere, una manciata di palloni sospesi, come in un sogno, si trasformerà in un mezzo per volare fino alla realizzazione della propria esistenza. Testo critico di Serena Goldoni
As soon as you see the mezzanine floor, your gaze is captured by some balloons suspended in the air, which seem to sway to the rhythm of the melody that envelops everything. The balloons are much larger than those sold by street vendors, they almost seem like the fulfillment of a dream, the one that as children saw us flying in the sky carried by those magical colored spheres.
The balloons have small sparkling fragments inside which, when moved, produce a noise that recalls the waves of the sea or the wind blowing through the branches of trees, they appear so beautiful that we would touch them, play with them a little. Then the gaze lowers, runs along the cord that does not let the ball escape, the one that our mother tied to our wrist and we turned with the outstretched arm, as if the balloon pushed us to walk and facilitated our tiring wandering.
At the bottom of each string is the anchor that replaces our small arm, which fixes the balloon suspended in the air to the ground near our feet. The anchor is spherical, reflective and large enough to be able to reflect almost all of it. You can turn around and turning around you can look into another, changing the view. We see each other with big feet and a small head that is small and so far away, but if we kneel it becomes so big that everything else around us disappears.
We are in the sphere, perhaps more fun than the real ones, there is an environment, similar to the one behind us and there are the balloons that, in the distortion, are so close that if we stretch an arm (and the arm stretches enormously) we manage to touch them, to touch the smooth and sparkling surface.
Let's pretend, as if we were Alice, that the mirror "is soft as a veil, and that it can be crossed." Let's pretend that that surface becomes "like a kind of fog" which makes the passage become "the easiest thing in the world". Let's become curious, let's ask ourselves if, beyond the mirror, going beyond what we see, what we know, we can get closer to our dreams.
Antione de Saint Exupery wrote in his most famous book “All grown-ups were once children. (But few of them remember it) ". And it is on this statement that we must start by observing the work that Elena Ascari has conceived for the spaces of Palazzo Santa Margherita. It is dedicated to children, to the innocence, imagination and hope of those who are children, those who have been children and those who still feel, despite their age and the time that inexorably takes us away from our childhood.
The work was inspired by a page in the history of the building which since 1874 has hosted, in the area that is now occupied by the Galleria Civica di Modena, the Patronage of the Sons of the People, an institution still present that has supported and hosted the orphans of Modena until about 30 years ago.
The starting point are therefore the children of that time, deprived of natural references and security, but able to fly above reality, transforming it according to their imagination and their desires. The artist sought a means to represent the infinite dreams of those who spent part of their childhood inside the Palace, and through the use of some mirrors she found a way to share those emotions in the visitors who observe today. the work.
The mirror, a fascinating means of communicating with oneself, will be "crossed" by the visitor who will find himself on the same level as the balloons, in a new environment where he is upside down and forced to look inside. With this work the artist represents the dream, the desire for redemption, the tenacity in pursuing one's ambitions, and she alludes, in a certain sense, to the path that leads to the achievement of happiness. While the audience will be reflected in the spheres, a handful of suspended balloons, as in a dream, will be transformed into a means to fly until the realization of one's existence. Critical text by Serena Goldoni
Soul-Searching installazione 2008 Area-Progetto Galleria Civica Modena
Soul-Searching installazione 2008 Area-Progetto Galleria Civica Modena
Soul-Searching installazione 2008 Area-Progetto Galleria Civica Modena
Soul-Searching installazione 2008 Area-Progetto Galleria Civica Modena
Soul-Searching installazione 2008 Area-Progetto Galleria Civica Modena
Soul-Searching installazione 2008 Area-Progetto Galleria Civica Modena
Soul-Searching installazione 2008 Area-Progetto Galleria Civica Modena